domenica 26 aprile 2009

CHE SEGHE 'STE RUSSE!


Allora stavolta pochi discorsi, qui c'è poco da ricamà.
E me ne fotto della carità cristiana.

Io, se c'è una cosa che mi fa vomitare il cazzo per le terre, a parte il papa di merda, e quell'altro troiaio che si chiama come il cane del Bertoli, e ora dio gay lo devo dire perché non se ne pò più, sono quei cessi di russe che si sono stanziate in questo simpatico paesetto, che aveva proprio bisogno di un nuovo giacimento di inguardabili bestie immonde topamunite.

Come se di merdacce improponibili con la topa ce ne fossero poche a Pomarance, che quando vai a giro ti si calcifica l'uccello come Teseo se guardava la Medusa in ghigno.

Ma io dico, brutte va bene, ma queste madonna del plutonio sono il frutto di un bacato esperimento di qualche scenziato di Chernobyl che voleva creare una razza di tope assolutamente inutili per qualsiasi tipo di scopo, se non pisciare o ficcarsi dentro un assorbente interno. Tope destinate all'estinzione o alla mutazione genetica in ventose per scalare gli Urali, porco giuda che se ci penso mi viene un embolo alla fava.

Ma chi è quello stronzo che ha messo in giro il mito della topona russa, che qui cazzo di budda, vedi passà 'sti cessi e pensi "queste devono essere di Bitti", nere, pelose, brutte come i debiti coi mafiosi, nane, storte, e invece attaccano "smerdova Gocodva gelotova da bar Capinova Ginduiova da treuroa sti cazzi nopomipinoa menomala diolupa misentamala stocaz a pensacci e bastav".

Ma chi se le scopa queste qui.

Ma io li voglio vedere sul muso quelli che lo infilano là dentro.

Io vi devo catalogare uno per uno.

Voglio fare un dossier su di voi, perché siete materia di studio interessante per la madonna!

Lo devo scoprire com'è che un cazzo non si rifiuta di entrare lì dentro.

Com'è che il cervello è più forte della fava e la costringe a fischiare in luoghi così deprimenti che nemmeno Bocelli avrebbe il coraggio di piantarlo lì dentro.
Cazzo, a tastoni, ma se ne renderebbe conto anche lui che è una roba impossibile!

Ora.

Io vi voglio conoscere tutti.

Sarete vecchietti di merda?

Se siete giovani non voglio sapere niente.

Ma che troiai di mogli c'avete.

Ma peggio di quelle lì?

Ma fatevi le seghe su Postal Market.

Nemmeno le Russe a Pomarance.

Siamo proprio il centro mondiale per lo sterminio della topa.

giovedì 23 aprile 2009

IL VIGILE


La decisione se scrivere o meno questo articolo, lo avrete notato dalla mia prolungata assenza, è stata sofferta.

Ma alla fine, eccomi qua, stronzetti che odiate il potere, come lo odio io.

Da bimbetto, mi ricordo di te, che ficcavi quei palloni al sette, mentre io e Toio, con quei piedi di merda, i palloni, ci si ficcavano prevalentemente in culo. A scuola scrivevi dei bei temini del cazzo. Un pò patetici, ma tanto il filone era quello, perché tutto sommato s'era tutti dei chierichetti di Don Piero Burlacchini, il quale era prete nel midollo osseo, però, lo devo ammettere, per tante cose era onesto, per esempio, non c'ha mai toccato i genitali. Giuro. Sono diventato un deviato per tutt'altri motivi, vero Moana?

E io in qualche modo ti volevo bene, perché mi insegnavi a tirare i rigori, e mi garbava casa tua, con l'acquario, e anche la macchina da cucire, quella antica, che mi gasava, e le camere al piano di sopra con i fiori secchi (la descrizione la sto in realtà fornendo solo per i ladri rumeni).

E la tu mamma, puttanaccia d'eva sudicia, faveva una pizza da sega.

Poi dopo t'ho perso di vista

A dire il vero non so proprio più una minchia di te.

Le tue due ultime fidanzate me le sarei fatte tutte e due.

Contemporaneamente, intendo, da sole magari il Signore poi mi avrebbe anche perdonato.

Ma cazzo, insieme, mi avrebbe fatto i complimenti.

Poi ti vedo comparire con quella roba bleus addosso, con quel cappello da vigilaus addosso, con quella fondina da playmobil polizei addosso, con le scarpe idonee abbinate all'uniforme dei miei benedettissimi coglioni addosso, e con lo sguardo di uno che cazzo, mi sarei fatto le sue due ultime fidanzate, ma per me, ormai, è un' incognita assoluta.

Ora, quello che voglio dire, Nicola, Raspollini, figlio di Daniele Raspollini, nonché costruttore della Magione più rilevante del Feudo di Ripamarance.

Io infraziono di brutto, e a dirtela tutta fai anche bene ad eseguire il tuo dovere.

E se mi mettessi a sindacare su dove comincia la legge e dove finisce la libertà, non ne veniamo più fuori.

Ma ti preferivo quel lunedì, alle elementari, quando morì il figliolo di Tonnarino, e te scrivesti quel tema da prete, a ripensarlo con la testa di ora.

Ma vedi, se me lo ricordo dopo tutto questo tempo, vuol dire che doveva avere qualcosa che mi è rimasto nella coscienza, quel tema.
Qualcosa di vero e di prezioso.

La gente cresce, e quello che perde, è sempre più di quello che guadagna.